sabato 20 maggio 1989

X Premio Nazionale di Narrativa Fantastica "J.R.R. Tolkien" - 1989

X Premio Nazionale di Narrativa Fantastica
"J.R.R. Tolkien" - 1989
San Marino, 20 maggio 1989

La Giuria del Premio Tolkien 1989 – composta da Oreste del Buono (Presidente Onorario), Gianfranco de Turris (Presidente), Margherita Corsini, Giuseppe Lippi, Adolfo Morganti e Piergiorgio Nicolazzini – ha così deciso la classifica delle opere vincitrici e finaliste delle Sezioni Romanzi brevi e Racconti del Premio Tolkien 1989:

Sezione "Romanzi brevi"

1) Il sogno dei Perfetti, di Mario Lucidi (Spoleto / PG)
«Per essere riuscito ad innestare nel corso della narrazione non mimetica italiana un nuovo elemento: quello della componente storico-filosofico-religiosa che, partendo da dati noti ed acquisiti, nell'ambito di uno sfondo realistico, procede per vie sempre più "fantastiche", proprio come in questo romanzo breve dove emerge una solida cultura, uno stile lineare e piacevole, il gusto di una speculazione intellettuale che riesce a fondere perfettamente ricostruzione storica (l'Africa del V secolo d.C.), atmosfera filosofico-religiosa (lo gnosticismo) e tendenza verso un fantastico che ben si potrebbe definire onirico e lovecraftiano.»

2) La saga di Kilian Hastassen, di Grazia Lipos (Trieste)
«Per aver dato prova ancora una volta di essere una delle nostre migliori autrici di heroic fantasy, una delle poche in grado di "subcreare", secondo la terminologia e la teorizzazione tolkieniana, un'altra realtà del tutto verosimile che, pur avendo indiretti contatti con quella che conosciamo, è nuova e diversa nelle strutture sociali, nella mitologia, nell'etica, perfino nell'ecologia, come ad esempio quella in cui agisce Kilian Hastassen – tipico eroe/anti-eroe della scrittrice – ed in cui si scontrano due opposte e classiche weltanschauung, peraltro le stesse sia nei mondi reali che in quelli fantastici.»

3) Gli occhi della Surbile, di Nicola Verde (Roma)
«Per aver reso vividamente usi e costumi, leggende e superstizioni, società reale e mondo dell'immaginario di una delle regioni più ricche di folclore ancestrale, come la Sardegna, in un contesto narrativo che si segnala per un dilatarsi della tensione espresso con un linguaggio di tutti i giorni, al limite del dialetto, che rende ancor più netto il contrasto tra l'ambiente quotidiano (il paese, i pastori, i pettegolezzi) e l'intrusione dell'orrore fino al crescendo finale e al colpo di scena.»


Sezione "Racconti"

1) Risus sardonicus, di Dario Tonani (Segrate / MI)
«Per essere riuscito a penetrare come pochi nel mondo della pazzia che stravolge la realtà non soltanto soggettiva del protagonista e degli altri personaggi, ma anche oggettiva quasi trasformando il paesaggio all'intorno, man mano che viene in contatto con il perverso folle che è al centro di una vicenda da cui promana un orrore senza nome provocato da oggetti di tutti i giorni, come possono essere i chiodi, orrore che si espande a cerchi concentrici divenendo ossessionante e universale.»

2) La salamandra, di Massimo Giorgini (Bologna)
«Per aver tentato una via diversa fra i molti "classici temi" della fantasia eroica: la maledizione, il viaggio, la cerca, le prove, gli eroi, la nemica da sconfiggere, sono tutti topoi di questo genere di narrativa, ma sono portati ad una nuova dignità e validità grazie ad uno stile personale, ad una azione complessa ma veloce, al gusto dell'avventura e alla capacità di non cadere in vieti luoghi comuni.»

3) Rosso di sera, di Pierfrancesco Prosperi (Arezzo)
«Per aver inserito in maniera originale, per nulla pietistica e tale da andare all'essenziale di alcune tare originarie della civiltà industriale contemporanea, la tematica ecologica finalmente compresa nei suoi aspetti intrinseci, profondi, non esteriori, contrapponendo la cultura dell'uomo occidentale ad altre ingiustificatamente considerate inferiori, perdenti o sconfitte.»

Racconti finalisti (in ordine alfabetico):
— Luna nuova ad Alesia, di Fabio D'Andrea (Roma)
— La porta, di Marco Ercolani (Genova)
— La profezia di Kokumbo, di Mario Farneti (Roma)
— Non son chi fui, di Maria Masella (Genova)
— Ricordo di una scampagnata, di Giovanna Morini (Roma)
— Il silenzio del cane, di Alberico Tinarelli (Giulianova / TE)
— Talora le tombe sembrano perdute, di Sandro Zanotto (Treviso)

La Giuria ha inoltre indicato altre opere non finaliste meritevoli di segnalazione:
Diario di un esorcista, di Ennio Amadio (Roma); Il quadro, di Paolo Cortesi (Forlì); L'antico anfiteatro, di Giuliana Cutore (Catania); L'occhio di Dio, di Lorenzo De Marco (Bitritto / BA); Per amore di Lucrezia, di Dalmazio Frau (Chiavari / GE); 87187, di Patrizio Frosini (Pistoia); Il gioco della vita, di Gustavo Gasparini (Venezia); La città rifugio, di Angela Grandi (Milano); Penombra di luna, di Patrizia Grifoni (Firenze); La radura degli alberi serpenti, di Maria Pia Martino (Castrovillari / CS); Mirta Rossi, di Marco Masolin (Roma); Gli arazzi di Ismedian, di Valentina Mezzoprete (Orvieto / TR); La Legge dell'Edificatore, di Daniela Moiraghi (Milano); I lampioni del Ponte Carlo, di Rosanna Musa (Torino); L'albero sul lago, di Fabio Nardini (Pisa); Cartouche, di Nicola Pasqualicchio (Verona); Il decimo comandamento, di Franco Ricciardiello (Biella / VC); Viandanti nella tempesta, di Maurizio Rosso (Savona); Il telefono, di Rudy Salvagnini (Padova); La notte della grande paura, di Enzo Verrengia (San Severo / FG).

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