domenica 22 marzo 1987

Razza scrivana (Panorama, 1 marzo 1987) e la risposta di Oreste del Buono

MANIE NAZIONALI / GLI ITALIANI SONO UN POPOLO DI SCRITTORI

Razza scrivana
di Elio Cadelo e Silvestro Serra
Panorama, 1° marzo 1987

Qualcuno li ha perfino contati: sono un milione. Assediano le case editrici. Incombono sulle giurie dei concorsi e dei premi. Soprattutto scrivono. Solo uno su cinquemila, però, arriva in libreria. Perché allora questo esercito di aspiranti scrittori continua a infoltirsi?

[...]

I patiti della fantascienza, invece, sono tutti giovani e spediscono a migliaia i loro racconti fantastici a chiunque possieda anche solo un ciclostile. Alla redazione di "Urania" arrivano, non richiesti, 300-400 manoscritti l'anno. Nella prova si cimentano i dilettanti più disparati: professionisti e impiegati, studenti e disoccupati. Nell'ultima edizione di "Millemondi", la raccolta di racconti di fine d'anno, compare anche una firma illustre, quella di Alessandra Cossiga, la figlia del presidente della Repubblica.
Per chi scrive fantasy c'è anche un altro indirizzo. Dopo la morte di "Robot" la vera capitale per gli appassionati del genere è diventata Chieti, nelle Marche [!!!], dove da sette anni l'editore della nuova destra, Marino Solfanelli, organizza insieme con l'associazione Dimensione Cosmica il premio Tolkien (da quest'anno il presidente onorario è Oreste del Buono), ispirato all'autore inglese della saga "Il signore degli anelli". Ai vincitori (l'80 per cento dei partecipanti sono donne) la possibilità di vedere i loro scritti nell'antologia "Le ali della fantasia".
Per la maggior parte dei partecipanti, però, il concorso non porta a nulla. Anche se, a volte, sono costretti a pagare una vera "tassa di lettura": dalle 15 alle 50mila lire. [Falso! Al Premio Tolkien non c'è stata mai tassa di lettura. N.d.R.]
Oltre la beffa, il danno.

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Parliamo di "fantasy"
Oreste del Buono
Panorama, 22 marzo 1987

Ho letto su "Panorama" 1090 un servizio intitolato «Razza scrivana» in cui si parla molto male di tutti quelli che mandano dattiloscritti o manoscritti inediti alle case editrici, o ai vari premi che per gli inediti esistono.
Personalmente debbo protestare perché i due autori del servizio affermano perentoriamente che la casa editrice Solfanelli, che bandisce il premio Tolkien, è di nuova destra; ma si dimenticano di informare che il presidente del premio, il sottoscritto, è di vecchia sinistra. In realtà, né Solfanelli né io abbiamo mai parlato di politica; parliamo di fantasy, ed è un argomento che ci occupa abbastanza. I due autori dicono poi che a certi dei partecipanti al premio vengono chieste tasse di lettura dalle 15 mila alle 50 mila lire. Ho chiesto loro i nomi, per prendere provvedimenti nel caso che ci fossero giuda e barabba. Silenzio. Allora?
Posso assicurare che le spese di viaggio, francobolli e telefono per la mia partecipazione al premio Tolkien, che quest’anno ovviamente si ripete, le ho pagate di tasca mia. In compenso, ho letto tutti i racconti inviati; e alcuni, di gente giovanissima, erano anche molto belli e promettevano molto. Per cui, anche se è una fatica in più leggere qualche centinaio di inediti, conviene insistere. Lo so che tutti scrivono in Italia, e che magari tanti scrivono male. Ma mica solo gli inediti.
Oreste del Buono, Milano

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